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11-06-2020

20-05-2020

15-05-2020

08-05-2020

CASSINA - Outdoor

POLTRONOVA

07-05-2020

Design break 

 
 

Specchio, specchio
delle mie brame...

Quando non mortificato e relegato al più bieco funzionalismo, lo specchio è, tra i prodotti d’arredo, quello che presenta la componente evocativa più marcata. “Fenomeno-soglia” per Umberto Eco, oggetto- ponte per Lewis Carroll verso quel mondo oltre cui ha consacrato le avventure dell’intramontabile Alice.
Il progetto dell’Ultrafragola di Ettore Sottsass jr. – che la Poltronova ha in produzione dal 1970 senza averla mai interrotta – sembra stare in bilico tra due concezioni del concetto di “finestra”, la prima simboleggiata metaforicamente da un grado di visibilità massima, la seconda da uno minimo. Per un verso richiama, oltre ai concetti espressi da Eco e da Carroll, anche le icone russe, che forniscono, nella tradizione, un varco in grado di mettere in comunicazione il mondo sensibile con una realtà altra. 



 

Alice nel Paese delle Meraviglie
di Lewis Carrol.
illustrazione di John Teniel.

Icona russa del profeta
Simeone, 1650.



Per un altro rimanda alla “Fresh Widow” di Marcel Duchamp, finestra che si compone
di pelli nere al posto dei vetri, a dimostrare come, per poter vedere oltre, sia necessario chiudere il mondo all’esterno e costruirne un altro, interno al pensiero o, meglio, nel caso del progetto di Sottsass, interno a sé stessi. Non è un mistero, Sottsass lo ha dichiarato più volte, che quello dei Mobili Grigi, di cui lo specchio Ultrafragola fa parte, sia un progetto “esistenzialista”. Sottsass «costituzionalmente incapace di essere contento per più di pochi secondi e anche questo di rado», ha sempre avuto la necessità di concentrarsi sul valore specifico dell’individuo, sul suo carattere precario e finito, sul vuoto che caratterizza la condizione dell’uomo moderno, sulla solitudine, in cui inevitabilmente ci si specchia, di fronte alla morte.

Il concetto di progetto per lui ha un significato profondo, è la risposta alla malinconia insita nell’uomo e alla sua esistenza solitaria, condizione di cui è cosciente e partecipe: fornire gli strumenti per contrastarla rimane scopo fondante del suo operare. Date queste premesse potrebbe oggi far sorridere il suo ideatore, scomparso nel 2007, che l’Ultrafragola sia considerato per il “New York magazine” il selfie–mirror per eccellenza delle star di mezzo mondo. 
Altro destino bizzarro, considerata l’indiscussa iconicità dell’oggetto, riguarda il fatto che l’Ultrafragola, unica nota colorata e sensuale all’interno di quel progetto “grigio”, non compreso sul momento dal pubblico generalista, fu anche aspramente criticato dalla stampa di settore. Nel gennaio del 1971, a pochi mesi dalla presentazione a Eurodomus di quel progetto, firmato Sottsass–Poltronova, Piera Peroni sulle pagine di “Abitare” con un articolo dal titolo quanto mai emblematico “Per favore mi dai un cerino?” compie una violenta stroncatura. Nelle pagine iniziali dell’articolo era rappresentato, per gentile concessione di un ignaro Michelangelo Antonioni, un fotogramma della scena finale di Zabriskie Point, in cui su musica dei Pink Floyd la casa (la John Lassen House progettata da Paolo Soleri) e tutto ciò che contiene in termini di mobili, oggetti e naturalmente arredi, salta in aria.


 

Marcel Duchamp,
Fresh widow, 1920.

A come Andromeda sci—fi
di Vittorio Cottafavi, 1971.


In un momento in cui l’accreditamento del Contro o Radical design è ancora di là da venire, solo il “buon design” ha diritto di cittadinanza e la sperimentalità di Sottsass è così “aliena” che trova posto solo al cinema, non a caso, come set della serie televisiva italiana di fantascienza “A come Andromeda” (1972), ispirata al più celebre romanzo di Fred Hoyle. L’elevato tasso di sperimentalità, consentitogli da Poltronova lungimirante azienda suigeneris, era reso possibile dall’allora inedito utilizzo dei materiali: fiberglass termoformato sullo stesso e unico stampo in alluminio utilizzato dal 1970 a oggi, a cui si sommava, allora come ora, una sapiente lavorazione artigianale, figlia del più raffinato made in Italy. Risultava tuttavia ancora più sperimentale il fine ultimo del designer, poco incline a seguire facili logiche commerciali: Sottsass rilevava il suo interesse per gli aspetti figurativi della casa in rapporto allo stato psichico di chi la abita. E questo sì, nel 1970, era davvero fantascientifico.

La decorazione, che rappresenta l’altro polo soggiogante del progetto, è garantita dall’ampia cornice che riporta alla mente le decorazioni plastiche che sovrastano i portali delle cattedrali romaniche, non solo luoghi di culto ma spazi in cui la comunità si radunava a consiglio, monumento religioso ma anche civico, espressione di una società collettiva e corale. Allo stesso modo l’Ultrafragola è domestico portale totemico, oggetto di culto a causa della sua potente carica evocativa, irrinunciabile, sia che si voglia verificare l’outfit, sia che ci si voglia riconnettere con la parte più profonda del sé. (Elisabetta Trincherini)


 

↑ 
Poltronova.
Foto di Alberto Fioravanti e Ettore Sottsass jr, 1970.

Testo da Le monografie di Poltronova: Ultrafragola. Ettore Sottsass jr, edited by Francesca Balena Arista, Donatello D’Angelo and Elisabetta Trincherini, Centro Studi Poltronova per il Design, Florence 2020.

30-04-2020

POLTRONOVA

Design break 

 
 

Labito non fa il monaco... oppure no?
Gilberto Corretti

Avevo gli stivali ai piedi, quelli di gomma di colore verde pallido, quando entrai la prima volta, fresco di alluvione, nella sede della Poltronova. Era un giorno, forse di gennaio o di febbraio, del 1967. Allora tutte le mie scarpe erano rimaste sotto la melma dell’Arno e quella era la più adatta delle calzature per frequentare una città nella quale erano frequenti, soprattutto nel mio quartiere, i residui di quell’evento. Un po’ mi vergognavo di avere quell’aspetto, l’unico fra i miei compagni in civili e decorosi abiti borghesi. 

Era anche per questa ragione che sono poco presente nelle foto scattate all’epoca dai miei compagni, che nella giusta e giovanile ambizione di notorietà si facevano fare, insieme al nostro primo prodotto uscito dalla mano dell’industria: la Superonda. Penso alle foto del gruppo fatte nel parco di Villa Strozzi, nelle quali sono spesso assente, salvo le foto che consacrarono l’esistenza del gruppo, quelle davanti alla statua del Petrarca, la bambina del portiere al centro, nella quale sono avvolto in uno scuro mantello, prestato da mia moglie, e ritiro prudentemente i piedi per celare le scarpe, che non erano di vernice. “Venite in giacca nera, scarpe nere e cappello”: era l’ordine perentorio di Massimo; ma allora non avevo una giacca e tantomeno un cappello. In seguito, com’è naturale, il mio guardaroba si arricchì anche se mi era difficile dimenticare la mia origine, cioè di chi, figlio di operai e nato in periferia, era abituato a costumi contadini; tale era infatti l’estrazione di chi, lasciata la campagna, s’inurbava ai margini della città borghese. 




















Poltronova Backstage.
Fortino Editions, 2016.
A cura di Francesca Balena Arista
www.fortinoeditions.com
www.garmentory.com
I meglio nati dei miei compagni di scuola erano figli di bottegai e per loro la strada era precisa, fare i garzoni nell’esercizio familiare che avrebbero ereditato. lo non avevo scelta: o fare un mestiere qualsiasi o continuare gli studi, e per me che non avevo tradizioni familiari da rispettare, la strada era una sola: frequentare il classico, che mi era stato calorosamente sconsigliato e forse per quello mi decisi a farlo, ma apriva la strada a tutte le formazioni possibili a chi non aveva le idee chiare.

 

 

Lo feci, con non poche difficoltà, perché mi accorsi — fu la mia prima lezione di vivere civile — che l’estrazione familiare contava molto, e mi ricordo ancora il richiamo all’ordine della madre di un mio compagno di scuola, con cui avevo baruffato: “Ricordati che lui è figlio di avvocato e ha una posizione da rispettare, mentre tu…”. Ma sono le esperienze spiacevoli a spianare la strada della vita. Ma torniamo al punto che ci interessa, io e mia moglie frequentavamo una boutique indiana, che aggiustava abiti a loro modo e usava tessuti insoliti, l’ideale per chi non aveva tradizioni da rispettare. E li usavo nei casi in cui volevo ben figurare, come ad esempio nello stand alla XIV Triennale di Milano, nelle cui foto del gruppo compaio in quella guisa, che fu apprezzata anche da Ettore Sottsass, nostro principale amico e sponsor, che disse, con mia grande soddisfazione, che avevo un’aria molto professionale.

 

 
In altre occasioni, più informali, come le foto fatte al gruppo da Ugo Mulas, indosso un normale golf senza giacca — che non è mai stata il mio capo preferito — su pantaloni, ma non jeans, un capo che ho privilegiato solo per il lavoro fisico. Lo stesso accade nelle foto fatte da Gabriele Basilico per i prodotti Cassina, e in questo caso c’era una ragione in più da rispettare: avere lo stesso look degli operai del Centro Studi Cassina che avevano collaborato alla realizzazione dei prodotti presentati. E oggi, chi sono alla fine della mia carriera? Giudicate voi dalle foto che mi sono state fatte, insieme a Roberta Meloni, del Centro Studi Poltronova, nel suo studio.
 

16-04-2020

POLTRONOVA

 

Design break 

 
 

Adolfo Natalini, Superstudio:
Mi ricordo Poltronova

Il 4 dicembre 1966 s’inaugura a Pistoia alla galleria Jolly 2 una mostra intitolata Superarchitettura. Avevo già fatto una mostra dei miei quadri in quella galleria vendendone molti e il gallerista mi aveva chiesto di farne un’altra. Nel frattempo mi ero laureato in architettura e avevo deciso di smettere di dipingere perché “nessun uomo può servire due padrini”. Proposi una mostra di architettura ma, non avendo molto da esporre, invitai alcuni amici che in precedenza mi avevano invitato a una mostra a Modena. La mostra a Modena fu posticipata, così quella di Pistoia fu la prima sotto il segno dell’“architettura radicale”, che ancora non si chiamava così.
I miei amici si presentarono sotto il nome di Archizoom e io sotto quello di Superstudio. Nella mostra, in quella piccola galleria seminterrata c’era una serie di oggetti violentemente colorati che avrebbero potuto essere lampade, mobili, poltrone e divani; ma che non lo sarebbero mai diventati se alla mostra non fosse apparso il professor Cammilli, invitato dai suoi amici pittori: Barni e Ruffi che con me formavano “la Scuola di Pistoia”. La storia racconta che poi: “Natalini smise con la pittura e al suo posto subentrò Buscioni”, ma questa è un’altra storia, anche se il confine tra pittura e architettura nella mostra era molto incerto. Il professor Cammilli era la Poltronova, un’azienda persa nella campagna ad Agliana (vicino a Pistola) che produceva mobili e oggetti di design avendo come consulente o art director Ettore Sottsass. 

Anche Cammilli (professore di disegno, credo, ma comunque “il professore” per tutti) era un artista nato verso il 1920 in una famiglia che aveva un laboratorio di marmista e con uno zio Edoardo, scultore tra l’Italia e America. Negli anni ’40 aveva dipinto e tra il 1944 e il 1950 aveva fatto bellissime sculture in pietra, apprezzate anche da Arturo Martini. Poi, dovendo abbandonare la scultura, si era cercato un’altra occupazione: “La fatica fisica della scultura, marmo o pietra, mi era impedita. Seguirono anni vuoti, deserti. Poi m’inventai un lavoro nuovo: interessante, ma anche molto impegnativo. Da allora è rimasta, vivendola quasi quotidianamente, l’amarezza di un impegno incompiuto, un sapore inesprimibile di tradimento”. Così scriveva Cammilli e forse è per questo che continuava a essere artista per interposta persona e si entusiasmò per quello che intravide in questo gruppo di giovani e nelle loro opere colorate.



















Poltronova Backstage.
Fortino Editions, 2016
www.fortinoeditions.com
www.garmentory.com
Così dalla mostra passarono in Poltronova il Superonda degli Archizoom, la Passiflora e il Sofo del Superstudio. Così ci trovammo a far parte di una famiglia che comprendeva Sottsass, Aulenti, Michelucci, Mangiarotti... A parte Cammilli, cosa teneva insieme queste persone e soprattutto i loro “pezzi”? Pier Carlo Santini, in Facendo mobili con... (Poltronova edizioni, 1977), scriveva: “Forse ciò che tiene insieme, che lega tutti questi materiali, è solo la freschezza del gesto inventivo, lo sgarro alla norma, la singolarità tipologica, la peculiarità del trattamento dei materiali, la presenza del colore”. Il professor Cammilli parlava di mobili, di poesia. Lavorare alla Poltronova voleva dire lavorare tutti insieme, con Cammilli e con i suoi fantastici artigiani (ricordo Vinicio, così gentile ed elegante da far sembrare fuori luogo la sua gabbanella grigia).
 
Cammilli metteva le mani e il lapis sui disegni, e il pezzo nasceva “tra il fare, disfare, aggiustare, abbassare”. Anche mettere i nomi ai mobili era un esercizio collettivo di poesia. Una lampada si chiamava Gherpe; “perché se non sei bono arriva il gherpe e ti porta via”, un divano si chiamava Safari perché coperto in finto leopardo, i mobili in legno di Ceroli derivavano dai mobili nella valle di de Chirico. E qui, si apriva un’altra storia nella Poltronova: quella dei mobili d’artista che dopo diventarono la collezione dei Mirabili: Ernst, Barni, Ruffi, Nespolo, Marotta, Mendini.
 

 

Insomma, Cammilli produceva mobili sul confine tra arte e design, tra poesia e industria. Non voleva fare l’industriale e neanche il commerciante: penso che dal punto di vista finanziario fosse un mezzo disastro. Per rimanere amici a un certo punto il Superstudio decise di rinunciare alle royalties in cambio di qualche prototipo. Per il Superstudio, la Poltronova era un laboratorio e un antro incantato. Portavamo montagne di disegni: solo pochi diventavano mobili e oggetti, ma erano sempre esperimenti, idee buttate nel futuro che prima o poi sarebbero diventate realtà
Era un antro incantato perché potevamo incontrare Sottsass e la Nanda o Allen Ginsberg, e si potevano trovare pezzi d’arte, libri e prototipi nell’angolo delle occasioni, che avrebbero potuto arricchire un museo del design. A quel tempo i musei del design non esistevano, né c’era un’università del design e s’imparava andando a bottega o, come noi, alla Poltronova. Dopo il Superstudio e la Poltronova per qualche anno ho continuato a occuparmi di design, ma non c’era più la stessa atmosfera. Una stagione era finita. Sono passati gli anni e sono diventato architetto costruendo edifici e pezzi di città. Ora, come faceva Cammilli, ho ricominciato a dipingere.

 

“Sofo è una seduta che puoi mettere in fila come un treno o usare per costruire montagne e troni, montagne e piramidi saldamente piantate nel terreno. Ma alla fine è solo un blocco di poliuretano, un cubo diviso in due parti da una “s” e quindi coperto da materiale con due grandi strisce. È il risultato di un'operazione molto semplice, senza sprechi materiali o intellettuali. Si presenta come un grande oggetto colorato, forse un po’ astratto, che, come tutte le cose con un po’ di gioia, sembra arrivato da un altro mondo.”

 

09-04-2020

POLTRONOVA

Design break 

 
Ti promettiamo che torneremo presto per farti sognare.
Nel frattempo ti offriamo piacevoli letture sul nostro favoloso mondo.
 
 

Fuori scala

Nel 1966 Jonathan De Pas (1932—1991), Donato D’Urbino (1935) e Paolo Lomazzi (1936) avviano
un sodalizio che origina negli anni alcuni progetti di urbanistica, architettura, allestimenti e design di interni di estremo interesse. Già la produzione degli anni Sessanta, in concomitanza con la fondazione dello studio, è caratterizzata dall’attenzione per i nuovi materiali e le nuove tecnologie.
Ne sono un esempio le strutture abitative pneumatiche per la XIV Triennale di Milano
del 1968 e il padiglione italiano all’Expo di Osaka del 1970 realizzato da coperture a moduli resi con semisfere gonfiabili. Lo stesso spirito innovativo anima la coeva produzione dello studio per quanto riguarda gli oggetti d’arredo, tra i quali si colloca Joe (Studio DDL, 1970), gigantesco guantone da baseball in morbida pelle naturale con stringhe di cuoio, firmato dai designer, dal produttore e marchiato con una stella, anch’essa opera dei progettisti.



 

Il marchio a stella
marchiato sulla pelle del Joe
Il modello in scala 



Gli anni Sessanta e Settanta sono fondamentali per il design italiano e per l’industria che lo produce: si verificano mutamenti sia nel modello di sviluppo sia nei materiali utilizzati. L’uso dei poliuretani per le sedute, divani e poltrone, è una rivoluzione che permette un grado di sperimentazione e libertà espressiva sino a quel momento impensabili. Poiché per Joe si è trattato, al tempo della sua prima ideazione, di un oggetto non disegnabile con precisione, è stato necessario, prima di poter ricavare la matrice definitiva dello stampo in cui iniettare il poliuretano, realizzare dei modelli al vero in creta e in gesso.

Joe è un oggetto ibrido, non un divano ma neanche una seduta singola tradizionalmente intesa, è una sorta di “poltrona per due”, ambigua e versatile, con una forma assolutamente innovativa. Gli oggetti messi in produzione tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Sessanta da giovani designer si distinguono con tutta evidenza da quelli prodotti dalle generazioni anche immediatamente precedenti, perché alla funzione sommano, o in certi casi prediligono, l’’evasione’, esplicitando la loro appartenenza alla cultura giovanile del tempo. Quello a cavallo tra i Sessanta e i Settanta è un momento storico travagliato e come rileva Andrea Branzi la grande creatività che lo contraddistingue è da mettersi in relazione diretta al malessere e al disagio provati dalle giovani generazioni sempre più bisognose di esprimere una propria visione del mondo. A proposito del design di quegli anni Giampiero Bosoni parla di “monumentalizzazione e distruzione dell’oggetto”, definizione che calza assai bene per il guantone rivisitato.


 
↑ 
Andy Warhol,
Brillo Box (Soap Pads), 1964
 
Pallina da baseball autografata
da Joe DiMaggio




Joe è una seduta estroversa, mette in atto un fuori scala evidente e tramuta un indumento in una seduta, tutte caratteristiche tipiche della Pop Art americana che, sbarcata a Venezia nel 1964, segna l’introduzione nelle arti visive della comunicazione di massa: non è una moda ma un bisogno concreto di realtà. Come accade con Joe, la Pop Art compie dei prelievi diretti dal mondo reale, li ingigantisce e li defunzionalizza per assegnargli significati altri. Il clima pop della seduta è ben rintracciabile oltre che nella fisionomia dell’oggetto anche nella cucitura del guanto che rimanda alle sculture, anch’esse cucite, di Claes Oldenburg.

L’omaggio al baseball non è solo a livello formale con il guantone, il nome Joe rimanda a DiMaggio, celebre giocatore dei New York Yankees, marito di Marilyn Monroe, cantato da Simon & Garfunkel in Mrs. Robinson come l’ultimo vero eroe americano. Si tratta del personaggio che in quel momento meglio identifica la cultura di massa americana e i grandi miti dell’immaginario collettivo a cui i designer italiani rendono omaggio.

Trattasi di un progetto “chiave” anche per l’azienda che a partire dal 1970 lo ha messo in produzione senza mai interromperla. La Poltronova si interessa al trio di designer in quanto “si era fatto notare anche per certe loro provocazioni ludiche” (Cammilli 1997) e nella sua rinnovata gestione, Centro Studi Poltronova per il Design, non ha smesso di pensare che la gradevolezza estetica della forma accostata all’idea di una mano che accoglie e protegge come un nido, una cuccia, una culla, sia ragione sufficiente a tenerlo in catalogo a quasi 50 anni dalla sua ideazione.


 

↑ 
Divisa degli
New York Yankees di Joe DiMaggio

 

 

From the catalogue of the exhibition
Italy, the new domestic landscape, MoMA, NewYork, 1972.





 

Joe è stato uno dei pezzi di design in assoluto più citati e pubblicati, tra le altre cose di lui è stato detto: “esercita un’attrazione d’ordine psichico” (Santini 1977); “che ha una vita propria, indipendente, sensibile, che risponde alle sollecitazioni del corpo che vi si adagia avvolgendo, carezzando stimolando i pensieri, i ricordi, i desideri erotici” (Sainotto 1971); è “oggetto non privo di humour, comodamente ergonomico e simbolicamente allusivo alla polivalenza funzionale delle varie parti del corpo” (Annichiarico 2001); è “icona di un’epoca” (Pasca 2012).

Joe viene presentato per la prima volta al Salone del Mobile di Milano del 1970 e consacrato a un successo planetario nel 1972 al MoMA di New York con l’esposizione curata da Emilio Ambasz Italy, The New Domestic Landscape dove, come si legge in catalogo, viene selezionato per le sue “implicazioni socio—culturali”. Joe è stato successivamente esposto nei principali musei del mondo, riconoscimenti gli sono stati tributati non solo nel suo specifico settore di afferenza, il design, ma dalla cultura visuale tutta, un esempio è il suo inserimento nella graphic novel Gea edita da Bonelli e creata da Luca Enoch. Joe oggi è parte delle collezioni permanenti del Triennale Design Museum di Milano e del MoMA di New York. (Elisabetta Trincherini)

13-01-2020

FLEXFORM

Il divano Grandemare, progettato da Antonio Citterio nel 2011, migra ora in ambienti outdoor per arredare terrazze e verande all’insegna di un elegante understatement. Grandemare Outdoor è un sistema di sedute che offre tutte le funzioni ed il confort di un divano imbottito per interni, progettato in una versione completamente outdoor. Il divano Grandemare Outdoor presenta un’aggregazione di volumi geometrici morbidi e del tutto privi di spigoli che poggiano su un pianale realizzato in laminato compatto stratificato, un materiale di ultima generazione, particolarmente idoneo alla collocazione in ambienti outdoor. Un telaio perimetrale in acciaio collocato in posizione arretrata rispetto al pianale conferisce al divano un aspetto flottante. Il sistema di sedute Grandemare Outdoor è caratterizzato da un grande rigore formale e da una modularità che gli consentono di offrire un ampio ventaglio di possibilità compositive.

31-07-2019

FLEXFORM

SANLORENZO EXPLORER 460

Explorer 460 è uno superyacht progettato per la navigazione in mete lontane, che possono essere esplorate in totale sicurezza e confort.

Il progetto di interior design è stato curato dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel ed è ispirato al tema del viaggio. Un’elegante palette cromatica giocata sui toni dell’ecrù e del blu navy, sofisticati dettagli in legno e acciaio conferiscono a questa lussuosa imbarcazione un tono raffinato e tuttavia molto accogliente.

L’ampio spazio living è stato arredato con una composizione del sistema di sedute Lifesteel ed un divano Grandemare. L’arredo della camera da letto è completato da una poltrona Paul.

Tutti gli arredi sono a firma Antonio Citterio.

27-04-2017

MOOD

An intimate look
Intima e ricercata. Questa è l’atmosfera che si respira nella collezione Flexform MOOD. La collezione si muove in un’area di gusto che spazia tra il retrò e il decò. Prende ispirazione dagli stilemi del passato e li reinventa rendendoli più asciutti, più leggeri. L’allure e il sapore dei pezzi di memoria è enfatizzato per contrasto dai contesti architettonici contemporanei che li circondano nelle immagini.

La sottile e originale ricerca cromatica e materica corre nella narrazione fotografica raccontando luoghi e atmosfere rassicuranti, in cui si avverte un avvolgente e piacevole effetto cocoon. Divani, poltrone, tavoli, sedie, letti generano vere e proprie isole di benessere e invogliano a ricreare attorno a sé un accogliente nesting-refuge al riparo dal clamore esterno.

Il silenzio come tendenza. Il silenzio riposante degli oggetti, delle tinte tenui, dell’estetica tondeggiante, smussata, curvilinea, mai algida, mai spigolosa. MOOD propone un ecosistema di oggetti retto dall'armonia.
Once seen. Never forgotten.

 

tratto da comunication@flexform.it

21-02-2017

Tecno e Zanotta

27-01-2017

Gino Menegazzo vince il Best of Houzz 2017

Milano, 27/01/2017

 

Gino Menegazzo a Milano
vince il Best of Houzz 2017

Oltre 40 milioni di utenti al mese hanno nominato i migliori professionisti dedicati alla casa in Italia e in tutto il mondo

Gino Menegazzo ha ricevuto il riconoscimento  per “Best of Houzz Design” su Houzz®,
la piattaforma online leader mondiale nell’arredamento, progettazione e ristrutturazione d’interni e d’esterni. Il professionista con oltre 30 anni di esperienza nel campo del design d’interni è stato scelto dagli oltre 40 milioni di utenti unici mensili facenti parte della Community di Houzz, tra più di un milione di professionisti come architetti, designer e imprese edili attivi sulla piattaforma.

Il riconoscimento “Best of Houzz” è conferito annualmente a due categorie: Design e Service (Soddisfazione Clienti). Il Best of Houzz Design premia i professionisti con i progetti più popolari tra gli oltre 40 milioni di utenti su Houzz, assegnando il riconoscimento ad architetti, interior designer e fotografi (Best of Houzz Design - Fotografia) specializzati in architettura e arredamento, i cui lavori sono maggiormente diffusi tra la community di Houzz. Il riconoscimento Best of Houzz Service (Soddisfazione Clienti) si basa invece su più fattori tra cui il numero e la qualità delle recensioni ricevute dal professionista durante il 2016 da parte dei clienti per cui ha lavorato.

“Best Of Houzz 2017” appare sul profilo dei vincitori con dei badge dedicati, come segno della dedizione all’eccellenza. Questi premi aiutano i proprietari di casa a identificare i professionisti più seguiti, apprezzati e con le migliori recensioni su Houzz.

WELCOME HOME

“Chiunque debba costruire ristrutturare o arredare la propria casa, va su Houzz per trovare i professionisti più di talento e orientati al servizio” dice Mattia Perroni, MD di Houzz Italia. “Siamo felici di nominare Gino Menegazzo, votato come uno dei professionisti ‘Best of Houzz’ dalla nostra grande community di proprietari di casa e appassionati di design”.

Segui Gino Menegazzo su Houzz https://www.houzz.it/pro/ginomenegazzo/gino-menegazzo-interior-designer.

A proposito di Gino Menegazzo
Sin dall'inizio dell' attività professionale ha sviluppato progettazioni e consulenze di spazi d'arredo per l'interno, l'outdoor ed il contract per committenti di target alto e ha così acquisito un' esperienza con elevato valore aggiunto.
Ha realizzato progetti a Parigi, Cannes, Londra, Dubai, Basilea, Milano, Como, Roma, Venezia, Padova, Treviso, Udine, Porto Rotondo.

A proposito di Houzz
Houzz è la piattaforma online leader mondiale nell’arredamento della casa e nell’offerta di soluzioni di design in ogni fase della ristrutturazione. Dall’arredo di una stanza alla costruzione di una casa, Houzz mette in contatto milioni di utenti appassionati di design e professionisti di tutto il mondo. Avvalendosi del più ampio database di immagini di proposte residenziali e di una vivace community, Houzz è la soluzione più immediata per trovare idee, soluzioni, ricevere consigli, comprare prodotti e arredi, coinvolgere e ingaggiare professionisti per trasformare la casa dei sogni in realtà. Houzz ha sede a Palo Alto in California e dispone di uffici a Londra, Berlino, Mosca, Sydney e Tokyo. Houzz e il suo logo sono marchi registrati a livello internazionale da Houzz Inc. Per maggiori informazioni consultare www.houzz.it.

19-01-17

jacques toussaint

13-01-17

poltronova

Il Centro Studi Poltronova comunica la sua partecipazione alla mostra Architettura Invisibile organizzata dalla Fondazione Italia Giappone che si terrà a Roma, tra il 15 gennaio e il 15 Aprile 2017 presso il prestigioso spazio del Museo Carlo Bilotti, all'interno del parco storico di Villa Borghese.

La mostra si propone di descrivere un percorso parallelo, sia storico sia teorico, tra i movimenti architettonici sperimentali giapponesi e italiani degli anni Sessanta e la scena progettuale contemporanea nei due paesi, mettendo in luce il cambiamento delle due società e il modo in cui gli Studi di Architettura di oggi siano in grado di offrire risposte a tutte le questioni che l’urbanità contemporanea pone.

Tra le opere in mostra, lavori di: Arata Isozaki, Archizoom, Kiyonori Kikutake, Kisho Kurokawa, Fumihiko Maki, Otaka Masato, Superstudio, Kenzo Tange, UFO; e 2A+P/A, AlphavilleArchitects, DAP Studio, Sou Fujimoto, IAN+, Yamazaki Kentaro, Yuko Nagayama, O + H Architects, OFL Architecture, Orizzontale, Studio Wok, Tipi Studio.

21-12-16

cappellini ad artissima

15-12-16

30-11-16

Siano ambienti pubblici o home office i diktat dell ’interior decor impongono la razionalizzazione degli spazi. Una necessità ancor
più avvertita quando si tratta di arredare casa per riuscire a ricreare aree di lavoro, non solo performanti ma anche confortevoli.
Zanotta con un’ampia proposta di desk dalle misure
compatte, poco ingombranti e dalle linee pulite, riesce a soddisfare ogni tipo di esigenza.
Tra i pezzi più richiesti possiamo segnalare:
Calamo design Gabriele Rosa 2013,
Comacina design Piero Bottoni 1930,
 Maestrale design Ludovica+Roberto Palomba
Mina di Frank Rettenbacher entrambi del 2014. Quattro tipologie per un vivere personalizzato dello spazio lavoro, ognuna dalla chiara identità. Calamo, scrivania consolle, è un mobile contemporaneo per forma e materiali: estremamente semplice con vano a scomparsa, particolarmente amato dai giovani, è arricchito da dettagli in cuoio che lo rendono quanto mai attuale. Ordine e semplicità ne hanno decretato il successo. In contrapposizione Comacina, la scrivania per antonomasia, provvista di cassettiera. Rimandi classici alla tradizionale scrivania di memoria, tutt’ora apprezzata nell’arredo casa, per creare un angolo deputato all’ufficio, non per essere nascosto ma per essere mostrato. Viene valorizzata da una struttura portante in tubolare di acciaio inox sulla quale poggia un piano con vernic e, disponibile in diversi colori, e da cassettiera movibile che può essere invece posizionata a sinistra o a destra della seduta. In Maestrale e Mina sono invece gli intrecci delle gambe, il gioco a c ontrasto con la linearità del piano, ad esserne l’elemento caratterizzante. Ma se con Maestrale viene volutamente accentuato il top con spessore importante, inusuale, in Mina questo viene ridotto al minimo per una presenza più discreta.
  Entrambi possono essere integrati nell’arredo come piano d’appoggio. Comacina e Maestrale possono avere top con finitura cuoio per un
  mood  più ricco ed elegante.

28-11-16

Jacques Toussaint

17-11-16

The home of good design

The modest L-shaped bungalow in which Dieter Rams and Ingeborg Kracht-Rams have lived in Germany since 1971 has been listed by the Hessen Office for the Preservation of Historical monuments. It is now protected for future generations and will remain as a manifestation of his philosophy for good design.

10-11-16

04-11-16

Cappellini al tate modern gallery

31-10-16

Lema per l'hotel particulier

27-10-16

Lo showroom Poltrona Frau di Via Manzoni a Milano ha celebrato “bel dormire”.

Un allestimento tematico. Un percorso espositivo che ha permesso di addentrarsi di stanza in stanza, in otto ambienti di fascino e magia. Otto interpretazioni dell’arte del dormire che riflettono personalità e attitudini diverse di accogliere sonno e sogni con naturale eleganza e gusto.
Convivialità per l’area che accoglie Lullaby Due, il letto rotondo di Luigi Massoni, segno forte della fine degli anni ’60, che viene interpretato come un day bed fuori scala. Suggerisce libertà per una camera da letto senza vincoli dove il letto con base girevole può essere posizionato a centro stanza.
Roberto Lazzeroni riscrive il romanticismo del letto a baldacchino in termini rigorosi e maschili armonizzando comfort e lavorazioni ricercate. Il letto Volare perfetto per ampi spazi si inserisce in un ambiente che suggerisce una presenza femminile discreta grazie alla presenza dei pouf Leplì rosa inglese e della toeletta Ren.
Atmosfera un po’ dandy e intellettuale per il Massimosistema Bed, affiancato a un divano Chester nero, una poltrona Fumoir in ciniglia verde acqua e alla libreria Lloyd. Per chi concepisce relax, lettura, rivisitazione della tradizione come elementi irrinunciabili della quotidianità.
Interpretazione della notte in chiave seducente e raffinata per l’area di Aurora Due, di Tito Agnoli e la sua testiera con lavorazione a capitonné in chiave contemporanea a scansioni regolari. Completavano l’ambiente la cassettiera Fidelio, i nuovi comodini Fiorile di Roberto Lazzeroni e lo specchio da terra Dorian, una novità anch’esso.
Dedicato ai millennial lo spazio del John-John Bed, Jean-Marie Massaud, accogliente come un abbraccio, mistico come il colore ametista del letto. Ottimismo e intraprendenza con pezzi degli anni ’50 di Gastone Rinaldi come Letizia e T904.
Un invito alla riflessione e a un isolamento temporaneo da consacrare a lettura e lavoro informale per l’area di Bretagne Bed, grazie alla sua geometria avvolgente e protettiva e alla testata arrotondata.
Evoca, invece, una personalità sportiva, scattante che non rinuncia al vezzo dei dettagli l’area del GranTorino Coupé Bed, Jean-Marie Massaud con la testiera di dimensioni contenute e le “X” ricamate a mano.
Fascino tipico dei set cinematografici delle commedie sentimentali anni ‘50 per lo spazio di Suzie Wong Extra, la novità di Roberto Lazzeroni, con la testata ritmata da due bottoni orizzontali dalla femminilità asciutta e discreta.
I nuovi prodotti, completano l’allestimento delle varie aree notte. Panca Fidelio, specchio Dorian, comodini Fiorile tutti di Roberto Lazzeroni, ampliano l’offerta di complementi per la camera da letto e, grazie alla loro versatilità, sono destinati a trovare facile e naturale collocazione anche in altri ambienti domestici.
Una zona dello showroom con illuminazione teatrale e suggestiva è invece stata dedicata alla presentazione dei nuovi materassi e dei piani di riposo.
Uno spazio raccolto è dedicato al mondo Frette, storica azienda italiana di biancheria per la casa con cui Poltrona Frau ha inaugurato una importante collaborazione per vestire i propri letti.

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